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Mariel AmandaIncantata Dal Capitano
CAPITOLO 3Japser non aveva mai incontrato una donna così irritante. Un bagno! Su una dannata nave pirata! Chi credeva di essere? Il capitano? Dal modo in cui impartiva ordini, sembrava di sì. Bene, non si sarebbe piegato ai suoi desideri. Forse non avrebbe dovuto affatto salvarla. Svoltò l'angolo, entrando nel corridoio. Spesso il suo mozzo si trovava lì. “Kipp”, chiamò quando vide il ragazzo, che era come un figlio per lui, che stava affilando un coltello. Kipp mise da parte il lavoro e si alzò di fronte a lui. “Sì, capitano?” “Trova una bacinella di acqua fredda ed un mucchio di stracci e portali nella mia cabina. Lì troverai la ragazza che ho salvato dalla Black Dawn. Portale quelle cose, insieme a un paio di tuoi pantaloni e a una camicia. Non attardarti e non lasciare entrare nessun altro. Chiudi a chiave la porta quando esci.” Avrebbe scommesso che quella donna non sarebbe stata contenta di indossare abiti da uomo o addirittura da ragazzo. Era la giusta punizione per averlo fatto dannare così. Forse quei vestiti l'avrebbero fatta sentire così poco a suo agio che sarebbe rimasta sottocoperta. In qualche modo dubitava di essere così fortunato, ma almeno quella ragazza avrebbe potuto confondersi meglio sul ponte, indossando dei pantaloni. Oppure no? Un'immagine delle sue curve avvolte in abiti stretti gli attraversò la mente. Dannazione! Kipp arrossì per un attimo. “Volete che io le dia dei pantaloni?” “Sì. E adesso vai.” “Okay.” Jasper lo guardò allontanarsi per eseguire i suoi ordini. Erano due anni che Kipp era a bordo della Marion. Jasper lo aveva trovato ferito, nascosto nell'acqua di sentina. Invece di mandarlo all'orfanotrofio, gli aveva permesso di rimanere come mozzo. Dopo un po' di tempo, Kipp gli aveva confidato di essere stato abbandonato, affermando di avere sedici anni, quindi abbastanza grande per firmare i documenti di bordo. Kipp sembrava felice sulla Marion, andava d'accordo con l'equipaggio, lavorava sodo e si era dimostrato fedele. Era diventato come uno di famiglia per Jasper. “Capitano.” Hawkins gli diede una pacca sulla spalla, distogliendolo dal quelle fantasticherie. “Cosa aveva deciso per quella donna?” Jasper strinse la mascella. Non voleva parlare di lei, ma Hawkins aveva tutti i diritti di indagare. Non solo era un membro fidato dell'equipaggio, ma era anche suo cugino. “Vuole andare in America.” “La accompagnerete?” Jasper si strofinò la nuca. Aveva la netta impressione che Hawkins non avrebbe approvato. L'uomo seguì il capitano mentre camminava. “Le ho detto che le troverò un passaggio, ma solo dopo che la Marion sarà stata riparata. Per ora, dobbiamo seguire la rotta.” Poi si voltò verso il cugino. “Dite a Payne e Finch di riparare quello che possono, mentre viaggiamo.” “I danni alla nave non sono gravi. Payne ha già aggiustato la maggior parte di quelli sul ponte. Finch è sottocoperta e sta lavorando in questo momento.” “Dimenticate che io stesso ho controllato i danni? Non ho bisogno di un resoconto. Controllate solo che le riparazioni continuino”, scattò. Avere quella donna a bordo gli pesava ed aveva già messo a dura prova i suoi nervi in vari modi. Anche la sua pazienza stava diminuendo ad ogni istante: quella situazione non andava bene, né per lui né per l'equipaggio. Hawkins annuì. “Sì, capitano.” “Ora, se volete scusarmi.” Jasper di diresse veloce verso il cassero, non desiderando parlare ancora. Comunque, provava il desiderio di andare a controllare come stesse Prudence. Ormai, doveva essersi lavata e vestita. Voleva ancora fare una passeggiata sul ponte? “Capitano.” Styles lo chiamò, correndo verso di lui. Una punta di fastidio attraversò Jasper. “Cosa volete?” Inarcò in sopracciglio, irritato. “Vi ricordate di quella seta azzurra che avevamo?” Styles sorrise. “Cos'è successo?” “Preferisco mostrarvelo, capitano. Seguitemi.” Styles si avviò correndo verso la zona riservata all'equipaggio. Jasper diede un'occhiata al cassero, prima di seguirlo. L'avrebbe fatta finita con quelle assurdità, poi sarebbe tornato nella propria cabina. Per quanto si sforzasse, non riusciva a togliersi quella ragazza dalla mente. Voleva vederla- aveva bisogno di vederla. “Visto che abbiamo una signora a bordo, ho pensato di fare buon uso di quel tessuto.” Styles svoltò nelle stanze dell'equipaggio. Jasper lo seguì, mentre la sua irritazione aumentava ad ogni passo. “Non riesco a capire come le due cose possano avere qualche relazione.” “Vedrete, capitano.” Styles si fermò, poi sollevò un fagotto di stoffa dalla sua cuccetta e lo spiegò di fronte a Jasper. “Le avete fatto una dannata gonna?” Jasper fissava le pieghe del tessuto, senza sapere cosa dire. Una cosa era certa: la donna non avrebbe indossato quella gonna sulla sua nave. Non aveva alcuna intenzione di viziarla, non desiderava vederla avvolta nella seta. Non voleva che il suo equipaggio- e anche lui, ad essere onesti- la vedesse come una signora. La Marion era una nave pirata, non un camerino londinese. “Immaginavo che avesse bisogno di qualcosa da indossare, visto che il suo abito è rovinato.” “Vi siete sbagliato, Styles. Questo non è un dannato tea party a Londra.” Jasper si voltò per uscire. “Capitano”, Styles gli si avvicinò e gli gettò la gonna tra le braccia. “Avrà bisogno di un vestito decente quando sbarcherà.” Con un cipiglio, Jasper prese possesso di quel fronzolo. Buttò il fagotto di seta in un secchio, poi si diresse verso la propria cabina. Quella ragazza non avrebbe ricevuto regali dal suo equipaggio. Prudence si allacciò l'ultimo bottone della camicia bianca che le avevano imprestato, poi fece un passo indietro per osservarsi nello specchio ovale sopra la bacinella. La camicia non era nel suo stile, con il colletto svolazzante e le maniche arricciate, ma le piacevano i pantaloni. Aveva sempre preferito i calzoni da uomo alle gonne: limitavano meno i movimenti ed era molto più difficile inciampare o rimanere impigliati da qualche parte, come avveniva spesso con le gonne. Mr Stratford avrebbe approvato che lei indossasse abiti maschili? L'aveva vista in pantaloni qualche volta e non aveva mai sollevato un sopracciglio in disapprovazione. Tuttavia, ciò non significava che glielo avrebbe permesso, una volta sposati. Ma cosa importava? Prudence trasse un sospiro. Non è che avesse un'altra scelta. Suo padre voleva che lei sposasse Mr Stratford, e lei avrebbe fatto come desiderava. Sperava che sarebbero andati d'accordo ed avrebbero imparato ad amarsi. Osservò i dettagli della stanza. Un ampio letto sporgeva dalla curva di una parete, una scrivania di mogano era ancorata al muro dalla parte opposta e la bacinella per lavarsi occupava la parete più lontana, insieme ad un armadio. Si sentiva particolarmente attratta da un baule ai piedi del letto. Cosa poteva contenere? Si avvicinò ed afferrò il gancio, solleticata dall'idea di aprirlo. Un tesoro pirata? O forse c'erano degli effetti personali che avrebbero svelato i segreti di Jasper? Le prudevano le dita dal desiderio di aprirlo e di risolvere il mistero del suo contenuto. No, non avrebbe violato la sua privacy. Probabilmente quel baule non conteneva niente che potesse interessarla. Doveva essere pieno di vestiti, vecchi giornali di bordo o cartine. Non voleva rischiare di essere beccata a curiosare. Prudence allontanò la mano dal baule, poi si sedette alla scrivania. Una grande mappa era aperta sulla sua superficie, con vicino un diario di bordo. Esaminò la cartina con sincero interesse, chiedendosi in quale punto dell'Atlantico si trovassero e dove si sarebbe fermata la Marion per le riparazioni. Sentendo girare la chiave nella toppa, lasciò perdere la carta e si voltò sulla sedia, verso l'entrata. La porta si spalancò e Jasper la fissò. Prudence dovette combattere il desiderio di distogliere lo sguardo e, invece, incrociò il suo. Non l'avrebbe uccisa dimostrarsi gentile, amzi, fose sarebbe andato a suo vantaggio. “Grazie per avermi mandato questo cambio di vestiti.” “Il cannoniere della nave aggiusterà il vostro abito, così lo riavrete quando ve ne andrete.” “Non è necessario. Potete buttarlo.” Prudence sorrise per la sorpresa che le sue parole avevano scatenato in quegli occhi azzurri di ghiaccio. Il pirata aveva pensato che lei si sarebbe arrabbiata per il suo nuovo guardaroba? “Come desiderate.” Jasper appoggiò il fianco al bordo della scrivania. “Potete dirmi dove ci troviamo esattamente?” Prudence indicò l'America sulla cartina. “Vorrei sapere quanto sono lontana da casa.” Lui passò lo sguardo da lei al documento. “Sapete leggere le carte?” “Sono una donna istruita, capitano.” Lui ridacchiò. “Non ne dubito; inoltre, come vi ho già detto, potete chiamarmi Jasper quando siamo soli.” Una lieve irritazione filtrava dalla sua voce. Lei annuì, anche se non aveva alcuna intenzione di chiamarlo per nome. Sarebbe stato qualcosa di troppo intimo. Per amor di Dio, lui era un pirata! Non aveva alcuna intenzione di diventare sua amica: i pirati avevano ucciso suo padre e Louisa. Fece scorrere gli occhi lungo la cicatrice raggrinzita sulla guancia dell'uomo. Era stato ferito di nuovo, nel tentativo di salvarla? Il capitano Blackmore aveva ucciso i pirati che l'avevano catturata- aveva vendicato suo padre e l'aveva salvata. Aveva rischiato la vita in battaglia. Eppure, non poteva permettersi di considerarlo qualcosa di diverso da un nemico, anche se lo avrebbe voluto. “Secondo la mia esperienza, in genere le donne non sanno leggere le carte nautiche. Chi vi ha insegnato?” Aprì un cassetto, tirando fuori una bottiglia di un liquido ambrato, insieme a due bicchieri. Lei lo osservò mentre ne versava un po' in un bicchiere, sforzandosi di decidere se avrebbe risposto a quella domanda. Non voleva che un pirata venisse a sapere che lei era la ricca proprietaria di una compagnia di navigazione. Certamente non avrebbe permesso che lui scoprisse che la compagnia era senza protezioni al momento. Lui non doveva venire a sapere della morte di suo padre. Se ciò fosse avvenuto, la compagnia sarebbe stata indifesa di fronte a lui ed al suo equipaggio. Jasper le offrì un bicchiere. “Avete sete?” “No.” Sollevò una mano per rifiutare. “Grazie.” Lui le spinse comunque il bicchiere in mano. “Solo un po'. Dopo la giornata che avete passato, sono sicuro che siate assetata. Inoltre, l'alcool va bene per affogare i dispiaceri.” Lei accettò, bevendo un piccolo sorso. Il liquore le bruciava la gola, ma non l'avrebbe soffocata. “Cos'è?” “Brandy. Non l'avete mai bevuto?” “No. Qualche volta ho bevuto vino allungato con l'acqua e champagne, ma mio padre non mi ha mai permesso di bere liquori. Non è conveniente per una signora bere delle bevande forti, ma d'altra parte non credo che un pirata si preoccupi della decenza.” Facendosi più ardita, bevve un altro sorso, prima di posare il bicchiere. “Ora, rispondete alla mia domanda. Dove ci troviamo?” Jasper si mise dietro di lei, poi si chinò a guardare da sopra la sua spalla. Il suo petto le sfiorò la schiena, inviandole una vampata di calore attraverso il corpo. Il pirata sapeva di mare ed aria fresca; lei respirò a fondo, riconoscendo quegli aromi. Una strana sensazione la assalì, ma non era del tutto spiacevole. Desiderio? Scacciò dalla mente quel pensiero assurdo. “Sapete dove si trova il Canale della Manica?”, le chiese a bassa voce. Lei indicò il luogo sulla mappa. Se era quella la loro posizione, erano a una distanza impossibile da Boston. “Come pensate di portarmi in America da qui entro due settimane?” Lui indicò un punto diverso sulla carta. “Era solo un punto di partenza per farvi capire. Attualmente ci troviamo qui.” Fu pervasa dal sollievo; si trovavano più vicini al centro dell'Atlantico che all'Inghilterra. Lei seguì le sue lunghe dita che attraversavano la carta. “Ripareremo la carena della Marion qui, a Domina est Maria. Non dovremmo metterci più di un giorno.” “La Signora del Mare.” Quelle parole le scivolarono sulla lingua: il latino era sempre stato una delle sue materie di studio preferite. “E' un'isola? Non la conosco.” Lui si raddrizzò e ritornò ad appoggiarsi al bordo della scrivania. “L'ho scoperta qualche anno fa. E' una piccola isola disabitata, perfetta per le nostre necessità.” Prudence bevve un altro sorso di brandy, immaginandosi quali fossero quelle necessità. Sicuramente qualcosa che aveva a che fare col nascondere tesori e riparare la nave. “Le avete dato voi quel nome?” “Sì.” Jasper sorrise. “Ora tocca a me.” “Cosa?” Lui la fissò, con un'espressione seria. “Dove avete imparato a leggere le carte nautiche?” Accidenti. Aveva sperato di distoglierlo a sufficienza da quelle domande. “Mi ha insegnato mio padre.” Forse così non le avrebbe fatto altre domande. “Lo stesso padre che non vi lasciava bere alcolici?” Il divertimento brillava nei suoi occhi. “Leggere le carte non ha niente a che fare con l' ubriacarsi.” Prudence si alzò ed andò alla finestra. “Avete intenzione di continuare ad interrogarmi, oppure possiamo fare quella passeggiata che mi avete promesso?” Stava lottando contro le emozioni, al ricordi del padre. Quell'uomo non sarebbe riuscito a scoprire la verità su di lei. Получить полную версию книги можно по ссылке - Здесь 4
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